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Vi rimerò una storia, la storia di un uomo,
Che iniziò parlando di un Duca e di un duomo,
Giullare e barone, il suo nome è Rapace
Signore e signori, sto parlando di Sagace.

Rapace dai nobili signori venne schifato,
Ma alla fine tutti ha abilmente truffato,
Chi gli diceva pezzente, meriti la gabbia
Piegò il ginocchio al Barone di Tabbia.

Membro della Loggia, questo è vero,
Ha compiuto atti di cui andare fiero,
I Cavalieri del Cristallo ha spesso aiutato,
Gaero dalla morte e dal gabbio ha salvato.

Da Barone gli Avvizziti ha contrastato
Per farlo i prigionieri di Tabbia ha liberato
In modo che il loro sangue non fosse versato
E dagli Antichi non venisse usato.

E quando il Re non è riuscito a salvare
Vescovi e Cavalieri lo volevano impiccare
Ma come si cattura un membro della Loggia
Se questi ha un Aureliano fatto di roccia?

E furon falsi sorrisi, e furon promesse,
“Per la libertà ci sono tutte le premesse”
Ma nonostante tutto fu detto colpevole,
Perché fu condannato l’uomo meritevole?

La risposta è una donna, com’è di prassi.
Per quanto faccia paura un golem di massi
Ad incutere terrore è lei, la serva del Nano
Tutti si piegano alla Signora del Monfioretano.

Parlava di un sogno, parlava di un regno
A chi che pensa “Avvizziti” va il mio sdegno
Parlava di un mondo senza servo alcuno
Dove forza e abilità ti rendono qualcuno.

Con la forza delle parole mi ha convinto
il furore del popolo non si è mai estinto
Siamo pronti Barone, attendiamo un segno
Noi lo crediamo: verrà il regno, verrà il regno.

Autore
Gufotetro del Clan del Gufo

Commenti e Dicerie

"Una lunga canzone scritta con un unico scopo: nascondere che il pitto Rapace dei Sagaci fu un servo degli stregoni".[1]
  1. ^ Sostiene Baiardo del Cristallo.